Il decreto 137 è legge. Lo sforzo compiuto dalla Scuola che si è aperta all’esterno per farsi comprendere dall’opinione pubblica e dalle forze politiche e’ stato ignorato.
Abbiamo visto una Scuola che non vuole bandiere ne’ etichette, che rivendica la sua autonomia e che alla politica aveva chiesto di aprire un tavolo di confronto per affrontare una buona volta i bisogni del sistema scolastico da anni in attesa di soluzione. Una Scuola che chiede rispetto per poter continuare ad esigere il rispetto degli studenti e delle famiglie.
Ma questo governo ha ignorato le richieste e ha lasciato cadere la sfida di una vera riforma. E pazienza se il Paese perde ancora una volta una grande occasione di cambiamento e crescita. Pazienza se insegnanti e studenti sono oggi stremati e frustrati nelle speranze, negli entusiasmi e nella fiducia nel proprio Paese.
Tutti sappiamo di essere difronte ad un fenomeno che non ha colore politico, nato dal basso, dalle famiglie, dai docenti, dagli studenti. Tutti siamo rispettosi di una scuola che non vuole essere strumento nelle mani di nessuno. Intimidire per tentare di impedire il dissenso, minacciare l’ intervento delle forze dell’ordine, denunciare gli insegnanti in disaccordo ha testimoniato tutta l’inadeguatezza di questo governo a fronteggiare i grandi problemi dell’Italia.
Ma in queste ore penso soprattutto ai nostri giovani. Penso a mio nipote Pietro, quinta ginnasio, e ai suoi amici e ai tanti, tanti accusati in queste ore di essere istruiti da “cattivi maestri”. Nel ricordare il mio ’77 all’Universita’ di Bologna, a loro rivolgo un appello.
La scuola è vostra, vive delle vostre idee, della vostra partecipazione. Difenderla è un vostro diritto ma sappiate autonomamente valutare, con senso di responsabilità, le forme di dissenso alle quali intendete dare vita. Continuate a mostrarvi alla società civile come giovani che vivono e amano la Scuola e l’Università come luoghi del sapere che vi appartengono, senza rinnegare il ruolo istituzionale che pone la Scuola e l’Università al di sopra delle parti. La vostra protesta sia rispettosa dei diritti di tutti e non sia lesiva del diritto allo studio.
La mia generazione che ha dato vita alla contestazione studentesca del ’77 non ha sempre saputo condividere il valore inestimabile che le istituzioni rappresentano, poiché esse sono la prima e più importante garanzia della vita democratica. Voi siete il futuro del paese, siete la nostra parte migliore, non cedete alle provocazioni e imparate dai nostri errori vigilando, con alto senso di responsabilità civile, affinché il vostro dissenso sia sempre espressione autentica di civiltà e volontà di confronto democratico. Solo così si realizza la civile convivenza e si rende vivo lo spirito della nostra Costituzione.
I provocatori sono sempre in agguato e occupano, talora, ruoli istituzionali tanto alti da aver potuto ferire, con le proprie scelte e decisioni, la storia della nostra Repubblica, la nostra storia. Cossiga ce lo ha raccontato senza pudore: da ministro dell’interno -ci ha detto- non mandavo la polizia contro gli studenti ma facevo infiltrare provocatori tra loro! Morirono in due in quel 77: Francesco Lorusso a Bologna, Giorgina Masi a Roma.
State in guardia dunque. Dite no alla violenza. Rispettate le regole anche se chi e’ tenuto a farlo come voi non e’ stato all’altezza. Sappiate essere migliori di noi e di coloro che hanno ferito ancora una volta tutta la societa’ colpendo una delle sue più preziose risorse, la scuola.
Sandra Zampa